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Jole Silvani. La soubrette amata da Angelo Cecchelin, Paolo Poli e Federico Fellini
19.00€
autore: Guido Botteri
ISBN: 978–88–6287–059–7
anno: 2010
pagine: 176 a colori
formato: 15,5x19,5 cm; brossura con alette; illustrato
lingua: italiano
collana: carte comuni

«Jole Silvani aveva in sé la saggezza e la chiaroveggenza dell’arte popolare, di chi vede tutto il male, ma se ne ride.» (Giorgio Pressburger) «Mi ha trasmesso la naturalezza che lei aveva con il palcoscenico, come fosse casa sua.» (Paolo Rossi) «Una africanona, una specie di stregona, di sciamana, una bellissima donnona, formosa, potente, con le narici dilatate e con degli occhioni che sembravano pece liquida.» (Federico Fellini) Sono giudizi su Jole Silvani (nome d’arte dell’attrice Niobe Quaiatti, nata a Trieste cento anni fa, il 9 dicembre 1910), la cui affascinante biografia artistica e umana è ora pubblicata da Comunicarte Edizioni con il titolo Jole Silvani. La soubrette amata da Angelo Cecchelin, Paolo Poli e Federico Fellini. L’ha curata il suo concittadino, Guido Botteri, uno dei fondatori del Teatro Stabile di prosa di Trieste, giornalista e uomo di cultura. Il libro verrà presentato il 9 dicembre 2010 al Museo Revoltella di Trieste. Jole Silvani è stata probabilmente l’ultima grande soubrette dell’avanspettacolo italiano. Con la compagnia “La Triestinissima” di Angelo Cecchelin (che Mario Soldati ha definito «lo Chevalier triestino») ha fatto conoscere a tutta Italia, dal Piemonte alla Sicilia, a partire dal 1929 e per quasi trent’anni, commedie e canzoni nello stesso dialetto che si erano divertiti ad usare anche Joyce e Saba. Una soubrette di talento che Paolo Poli vorrà accanto a sé per 13 anni nei suoi spettacoli. Così come la vorrà per i suoi film Federico Fellini, che dopo lo Sceicco bianco la richiamerà per la Città delle donne. Oltre che con Fellini, Jole Silvani lavorerà anche con Bertolucci, Bolognini e la Wertmüller e nella “grande prosa” con compagnie di giro e con i teatri stabili di Torino, Roma e Trieste. Il volume, dalla ricca iconografia, ripercorre anche le vicende umane dell’attrice triestina con le testimonianze di colleghe, colleghi e registi che hanno lavorato con lei: da Lina Wertmüller a Luigi Squarzina, da Paolo Villaggio a Paolo Rossi. Particolarmente rilevante è il contributo che ha voluto dare Paolo Poli, che Jole Silvani considerava il suo “secondo maestro”. Il libro vuole essere un omaggio alla memoria di un’attrice che ha detto (ovviamente in dialetto triestino): «Tuta la vita mi la go dedicada al teatro. E no go nessun rimpianto».

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